domenica 31 gennaio 2010

San Gillio - 29 gennaio - serata di letture "Per non dimenticare"

La serata è stata promossa e organizzata dalla prof. Maria Grazia La Monica, Vice Presidente della Sez. Intercomunale dell'ANPI di Alpignano con la collaborazione del Laboratorio Teatrale dell'UNITRE di San Gillio, ed ha avuto luogo nella sede parrocchiale, messa a disposizione dal parroco Don Beppe Bagna.
Alla serata sono intervenuti il Partigiano Combattente  Guido Carbi, il Consigliere Regionale Nino Boeti e Guglielmo Meltzeid, figlio di Gustavo Meltzeid, internato a Mathausen e autore del diario in parte già  pubblicato e in parte riversato su computer dalla prof. M.G. La Monica, in attesa di pubblicazione.






dei testi letti alcuni sono tratti da libri altri sono stati scritti dai lettori stessi.
Nicoletta Molinero che come un fil rouge  ha legato i vari brani ha letto con passione da: "La notte" di Elie Wiesel

“Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai. […]
Elie Wiesel, La notte, Edizione Giuntina, Firenze 2001, pp. 39-40


Memorie personali

Sto leggendo il libro di Gianni Oliva "L'ombra nera" che parla delle stragi fasciste che noi, di una certa età, ricordiamo molto bene e sappiamo che molte famiglie hanno vissuto quelle tragedie.
Nel capitolo Cronolgia che tratta il periodo che corre dal settembre 1943 a maggio 1945 ho trovato le uccisioni e le rappesaglie avvenute nel mio paese "Barletta".
Ci sono i nomi di 12 civili, 13 vigili urbani e due addetti alla nettezza urbana che sono stati massacrati e io mi ricordo dove: è stato vicino al muro della Posta Centrale.
Tanti altri sono stati portati via e non sono più tornati, compreso mio fratello.
Io ricordo tutto, anche se allora ero solo una ragazzina.
Angela Lanotte

Un fascista piccolo piccolo

Ottobre 1938, Militello Val Catania - via Vincenzo Natale.

   In questa via, tutti i giorni, le bancarelle di frutta e verdura venivano esposte davanti alle porte delle abitazioni dei vari fruttivendoli per la vendia dei loro prodotti.
   In questa strada un ragazzino di sette anni (Salvatore, mio zio paterno), giocava facendo rotolare un cerchio zigzagando tra i passanti: tra questi un maestro elementare che, cercando di evitare il cerchio, perse l'equilibrio e cadde a terra.
   Il maestro, visibilmente innervosito, si rialzò e chiamò a sé il ragazzino, il quale, rammaricato di quanto successo, gli si avvicinò chiedendogli scusa: "Mi perdunasse, signor maestro!" per tutta risposta il maestro gli diede un ceffone.
   Tutto questo avvenne davanti alla bancarella della nonna di Salvatore (la mia bisnonna), una donna anziana di circa sett'antanni che si faceva aiutare dalla nipote diciottenne a sevire i clienti. La ragazza nel vedere la reazione esagerata nei confronti del cuginetto, girò attorno al maestro rinfacciandogli il fatto che Salvatore gli aveva chiesto scusa.
   Questa reazione scatenò l'applauso di tutti i presenti perché il maestro faceva parte della segreteria del Partito Fascista e usava la sua posizione per far elevare dai vigili contravvenzioni ai rivenditori, anche per le situazioni più insignificanti come la caduta di un cartellino del prezzo.
   Il maestro si allontanò dirigendosi alla sede del partito dove convocò il comandante dei vigili, il vicepodestà e il medico pediatra del paese.
   Nella riunione che seguì, venne emessa, con effetto immediato, un'ordinanza di sospensione della licenza di vendita della mia bisnonna per tre mesi; a nulla servirono i pianti di disperazione e i chiarimenti sull'accaduto da parte della donna.
   Il vicepodestà, in una pausa della riunione, confidò al medico pediatra la sua preoccupazione per il proprio figlio di appena un mese, che non cresceva come avrebbe dovuto.
   Il medico, alla fine della riunione, si recò alla casa del vicepodestà e constatò che effettivamente il piccolo era sottopeso e che il problema era dovuto alla scarsità di latte della mamma e anche il latte di capra non era un integratore sufficiente.
   Il medico pensò un momento e, rivolto ai genitori del bambino disse: "sentite, andando a comprare la verdura da Salvatrice a maenza (mia nonna) l'ho vista allattare suo figlio, provate a chiederle se è disposta ad allattare anche il vostro bambino. In poche settimane si metterà sicuramente a posto".
   In quello stesso giorno un vigile si pesentò al negozio di mia nonna dicendole che doveva seguirlo fino alla sede dei vigili. Durante il tragitto, mia nonna cominciò a pensare al motivo di quella convocazione e le venne in mente che poteva essere perché il ragazzino col cerchio era suo figlio e quindi ci sarebbe stata una sospensione anche per lei, oppure perché non aveva ancora pagato una multa per la caduta accidentale di un cartellino del prezzo.
   Arrivati alla sede dei vigili, mia nonna venne accompagnata nell'ufficio del comandante dove trovò anche il vicepodestà e il medico, il quale cominciò a farle i complimenti per come cresceva bene il suo bambino ma subito fu interrotto dal vicepodestà che disse: "deve allattare anche mio figlio!"  (all'epoca non si chiedeva ma si comandava) poi, continuando, promise che, per la sua magnanimità, attraverso il Partito avrebbe fatto annullare la multa e l'ordinanza di sospensione nei confronti di sua madre.
   Mia nonna non ebbe altra scelta che accettare quindi, per alcune settimane, si recò tre volte al giorno ad allattare quel bambino che divenne così fratello di latte di mio padre.
       Silvia Scirè

Mentre Silvana Porzio ha letto dal libro: "Borgo San Paolo" (di Torino) curato da Federico Calosso con la prefazione di Diego Novelli l'episodio in cui venne ucciso il giovane partigiano Dante Di Nanni in uno scontro a fuoco dalla finestra di casa sua con i repubblichini. L'emozione di Silvana Porzio è stata forte in quanto lei abitava proprio di fronte alla casa di Dante di nanni. 

Per non dimenticare

Ricordare per non dimenticare!
Si, (parole sante). Ricordare per non tornare  al passato.
Alle sofferenze di un popolo che ha segnato profondamente la storia di vecende dolorose. Disumane.
Ricordare, perché purtroppo, il razzismo esiste ancora!
Per il colore della pelle, razza, religione, interessi materiali.
Perché tutto ciò non dovrebbe più succedere.
Ci vorrebbe un notevole spunto di riflessione per una ricerca di giustizia, di fiducia nei valori alla base della onvivenza umana, avere più rispetto dell'uomo verso l'uomo.
Se tutti capissero, se nel cuore di ognuno entrasse più saggezza, più amore:
solo così non si avrebbe più paura.
                                                                                           Maria Di Rosa Ghio


Daniela Spagnol ha letto dal libro di memorie   pubblicato dall'UNITRE di Borgio Verezzi un episodio accaduto a Pietra Ligure, località vicina, che racconta  come una ragazza in una retata in casa sua sia riuscita a salvare  gli uomini, tra cui il suo fidanzato, che nascondeva in cantina, ricordandosi, (miracolosamnete) di aver visitato un paesino in Germania che guarda caso era il paese dove era nato e cresciuto  l'ufficiale tedesco che comandava la pattuglia di rastrellamento. 
                                                                                  
Posto di blocco
di Luigi Tribaudino
lettura Silvana Copperi
   Le due donne, stanche morte dopo una giornata di lavoro, uscirono dalla fabbrica e si diressero verso il capolinea del tram. 
   Ansimante, per una pesantissima borsa che l'affaticava, Franca disse all'amica: "Almeno oggi non sono venuti a bombardarci ... un po' di tregua non ci fa male!"
   "Certo" rispose Rina "ma che hai in quella borsa ... piombo?"
   "Proprio piombo no, ma pesa egualmente, ho comprato delle patate a borsa nera".
   Intanto cigolando il tram arrivò scampanellando e le due amiche salirono prendendo posto sulla panca. Vicino a loro si sedette uno della Brigata Nera.
   - Un bel giovane - pensò Rina - peccato che sia un repubblicgino! -
   Franca gli fece subito gli occhi dolci e il giovanotto, ringalluzzito, cominciò a farle il filo.
   - Ma vedi questa però! - si disse Rina - in fabbrica fa il lavoro clandestino poi come esce e vede un bel giovanotto ci sta subito. Va bene che è vedova, ma buttarsi così.... e con un fascista poi, mi pare un po' troppo! Domani gliene stacco quattro ... mi sente! -
   I due però, imperterriti, continuarono a parlottare e a scambiarsi sorrisi.
   Ad un certo punto anche il repubblichino guardando la borsa stracolma le chiese: "Ma che ci tine dentro? Dev'essere pesantissima!" Sapesse" rispose Franca ridendo "è piena di bombe. Vuole vederle?" e scostata la maglia che ricopriva l'apertura, comparvero delle patate.
   Il giovane esclamò "Ah facciamo la borsa nera!"
   "Spero che non voglia denunciarmi per così poco? E' solo per togliermi la fame!" "Stia tranquilla, io le belle donne non le denuncio, al massimo chiedo poi qualcosa in cambio!"
   "Come corre lei! Certe cose per riuscire bene non possono essere così veloci!" "A proposito dov'è di servizio?"
   "Proprio qui, vado ora per dare il cambio ad un altro camerata":
   In quel mentre il tram si fermò.
   "Tutti a terra" disse il tanviere "siamo al posto di blocco, vi riprendo dopo il controllo!"
   Tutti scesero. Rina sempre più indignata guardò di traverso la sua amica che intanto stava dicendo al giovane in camicia nera "La portiamo in due? Così mi stanco meno!"
   "Ma che dice? Gliela porto io" poi, fcendole gli occhi di triglia, "nei prossimi giorni potremo fare due passi dopo il mio turno di guardia".
   Franca, con una strizzatina d'occhio, gli sfiorò la guancia con un fugace bacio "Eccole l'acconto".
   Il repubblichino rimessa la borsa sul tram, scese per entrare nel posto di blocco salutando Franca con un "A presto".
   Ripreso posto sulla panca, sottovoce con la bocca incollata all'orecchio dell'amica, Rina disse: "Non ti facevo così! Domani ti dico il resto.... dovresti vergognarti!"
   Senza scmporsi e scostando la maglia che copriva la borsa, Franca rispose: "Vuoi vedere che belle patate ho comprato oggi?" e tolto il primo strato di tuberi ecco spuntare un grappolo di bombe a mano.
   Rina cominciò a tremare, la voce le mancò e sbiancò in volto.
   Quella notte, una delle poche senza sirene d'allarme, non riuscì a dormire.
    (Rina era la suocera di Tribaudino).


Francesca Alaimo ha letto un salmo dalla Bibbia.                              .
                                          
 *"Meditate che questo è stato"

Avevo dieci anni nel "trentotto"
e Fuller, il dentista di famiglia
che i denti curava col sorriso,
improvvvisamente chiuse lo studio.
A scuola ci educarono alle "Leggi"
e il fumo dei camini c'illustrò
la nostra superiorità di razza.
Poi Primo Levi un giorno ci ammonì
ma noi ancora lo lasciamo solo
mandando al rogo la nostra ragione.

              * da "Shemà" di Primo Levi

   Millenovecentoquarantaquattro

 Il tram bloccato e poi tutti a terra
e di fronte al "Corso" in corso Vittorio
la DECIMA MAS, le armi alla mano
circonda e strattona la "crica 'd Bruno".
Prima i documenti e quindi la rabbia:
l'unico di leva è TBC.
OTTAVO ANNO DEL TERZO MILLENNIO
storie di tram e di retate a caccia
d'una DEMOCRAZIA clandestina.
Luigi Tribaudino


IN MEMORIA DI VITO BONADIES
Carabiniere in congedo
Partigiano combattente

Caro Vito,

E' un momento molto triste per noi tutti che siamo qui oggi per darti l'ultimo saluto, ma penso che tu sappia che in realtà continui ad essere con noi, a darci coraggio e a spronarci come hai fatto per tanti anni.

Da te abbiamo imparato il senso dell'onore, del rispetto delle istituzioni e di ogni singola persona, la forza insita nella legalità di ogni atto, la passione per gli ideali che abbiamo condiviso, l'importanza di insegnare ai giovani a "ricordare, imparare, non odiare".

Hai lasciato un segno fortissimo in questa comunità e in quelle vicine e mai dimenticheremo tutto l'impegno che hai profuso per difendere e propugnare gli ideali della Resistenza e i principi della Costituzione nata dalla Resistenza.

Molteplici sono state le iniziative che hai promosso e voluto per i ragazzi delle scuole di Alpignano, elencarle tutte sarebbe davvero troppo lungo: quello che mi è rimasto dentro è una ricchezza senza fine, la fiducia nel futuro e la gioia di aver sempre lavorato al tuo fianco.

Ed ogni volta che progettavamo insieme qualche iniziativa, che coinvolgeva le scuole e le istituzioni dicevi:
"bisogna bussare piano alle porte ..."

Penso che ora non dovrai bussare, perché per te le porte saranno spalancate.

Ciao, Vito
Maria Grazia  (La Monica)

mercoledì 27 gennaio 2010

27 gennaio GIORNO DELLA MEMORIA



Questo disegno che è stato inserito nella copertina dell'opuscolo riguardante i diari di prigionia, che sono stati scritti subito dopo la liberazione,  di Gustavo Meltzeid, pittore e scultore, che ha subito la deportazione nel K. L. MATHAUSEN è stato eseguito da Meltzeid stesso. Alcuni disegni presenti in questo opuscolo sono stati eseguiti durante la prigionia rischiando la vita, altri sono stati completati subito dopo la liberazione utilizzando  alcuni schizzi.                                                                                           Gustavo Meltzeid ungherese di nascita si è naturalizzato italiano e nel momento dell'occupazione nazista si è unito alla Resistenza motivo per cui dopo una spiata è stato arrestato interrogato e torturato nel famigerato Hotel Nazionale di Torino e spedito nel lager di Mathausen qualificato dalle autorità naziste - Generale SS Reinhard Heydrich - di 3° categoria, vale a dire del massimo rigore: combinazione del lavoro forzato con l'annientamento premeditato.  
Questo prezioso documento tassello insieme a molti altri tasselli testimonia in modo inequivocabile quello che fu la sopraffazione disumana del regime nazista.

ecco alcuni stralci presi dal diario:
28 agosto 1944


(...)Andando sul posto per prendere la scala, passiamo vicino ad una colonna di ebrei, saranno 3 o 400. Sono in mutande e camicia, a piedi scalzi; mentre camminano parlottano tra di loro e quando ci arrivano vicino, ci domandano a cenni dove li portano.  vediamo che vanno verso lo scalone che porta nelle cave di pietre, ma non possiamo spiegarlo, perché parlano solo polacco o russo, e sono anche nuovi del campo.
    Sono completamente ignari di quello che li attende. Noi intuiamo la cosa, perché sappiamo già cosa vuol dire portare le pietre; ma questa volta ci siamo sbagliati!
    Quando sono incamminati sulla scalinata e gli ultimi sono per raggiungerla, alcuni SS nascosti (nemmeno noi li abbiamo scorti, altrimenti non ci osavamo fermarci a guardare) liberano una ventina di cani lupo, che tenevano fino ad allora al guinzaglio. Li aizzano contro le file di ebrei. I cani si scagliano contro questi; l'attacco viene completamente inaspettato e si scaglia in un attimo.
Scena indescrivibile!
    Urla di dolore, di spavento, lamenti e invocazioni frammiste al ringhiare dei cani e l'aizzare di voci fredde e metalliche delle SS! I cani strappano qui un orecchio, là un dito o un pezzo di polpaccio. Un cane si attacca alla natica di uno; il pezzo azzannato è troppo grosso, non è capace di strapparlo. L'uomo mezzo pazzo dal dolore e dallo spavento corre urlando e si trascina dietro il cane, ma non lo molla. L'uomo urla con voce che non ha più niente di umano e che ci fa accapponare la pelle: poi cade. Il cane che cerca di strappare la carne, ringhiando scuote rabbiosamente la testa. L'uomo si storce, sbatte quà e là con le braccia nella polvere e sulle pietre. Due sono i cani che gli sono addosso adesso; non è più capace di alzarsi; forse se riuscisse sarebbe salvo. Lo spettacolo è coperto da un altro che ha attaccato alla gola un grosso cane. Si vedono gente dappertutto che corrono alla pazza qua e là, cercando ..........
(...) Ho la gola arsa, non riesco a pronunciare parola, prendiamo con D. la nostra scala, senza dover spiegarci, e la trasciniamo via quasi di corsa.
Arrivati nella tenda l'amico tedesco ci chiede che cosa è successo con noi, già pensava che non venissimo. Gli raccontiamo quanto abbiamo visto, in poche parole, con le idee confuse e con parole quasi incomprensibili. Ci dice:
    "Non agitatevi! Finché potete raccontare quello che avete visto fare con gli altri va ancora bene. Andrà meno bene quando saranno gli altri a raccontare quello che hanno fatto a voi. E capitava così se quelle SS vi scorgevano. Non amano testimoni! Fate bene attenzione di non dire ad alcuno quello che avete visto!

6 ottobre 1944

(...) Già diverse volte stavo pensando che non riesco a immaginare cosa pensano questi SS quando picchiano così. Incominciano a picchiare la mattina presto. Se avessero odio o astio contro di noi, o se trovassero piacere nel picchiare, hanno possibilità di sfogarsi tutto il giorno. Ma alla sera picchiano ancora colla medesima rabbia, colla quale hanno cominciato al mattino. Picchiare dal mattino alla sera, è anche un lavoro fisico, e dovrebbero stancarsi. Ma niente affatto; sembrano instancabili!

    
12 ottobre 1944

....................
(...) A sera andando nel "crema" faccio lo schizzo del forno e della camera di sezionamento. Vorrei fare ancora qualche altro schizzo ma W. dice che hanno troppo lavoro e che lo faremo un'altra volta.
I disegni li lascio a lui; lui si incarica di nasconderli. Quando glieli consegno ci guardiamo; tutti e due pensiamo la medesima cosa: chi sarà un giorno a vedere questi? (...)

8 maggio 1945 - Stamane verso le dieci irrompono due carri armati americani nel campo e nel medesimo istante issano sull'antenna del campo la bandiera bianca.
                           Siamo liberi!

Olivier Messiaen - Quatour pour la fin du temps - (5) Louange à l'Eternité de Jésus


Questo quartetto per pianoforte, viola, violoncello e clarinetto fu composto da Olivier Messaien nel 1940 in un campo di prigionia in Slesia e pensato per i quattro strumentisti presenti nel campo.

Quando sogno gli specchi di Auschwitz
il freddo non riesco a ricordarlo

nel vetro niente rimane dei passi
di chi cammina là a piedi nudi
sulla neve. Del sonno posso però
essere amico, perché la sua
è una storia di cui ci si può fidare
anche se questa volta è sbucato
al centro di un'estate assediata
da temporali e cicale stonate.

Con l'inverno per cappotto
entrano nel sogno a due a due
camminando piano senza voltarsi
e dicono inutilmente bisogna
recuperare un po' di tempo, almeno
un giorno o cinquant'anni, perché
anche il prossimo sarà un anno bisestile
fecondo di sventure.

Ma non c'è confusione, soltanto
una luce interminabile.

Mai più, nemmeno al sole, mai
più sarà permesso dire
che la luna splende come neve
innocente.
Le voci sugli specchi non si fermano
passano e neppure le ombre
toccano la terra.
                          Così
non vedo non sento
loro che pure mi guardano
mi ascoltano.

E dopo questo sonno
sarà impossibile pensare al silenzio
senza far rumore.

Massimo Scrignoli - dalla raccolta: Vista sull'Angelo - Book Editore

Noi, insensibile generazione priva di turbamenti,
abbiamo abitato accanto a una camera delle torture
con tranquilla disposizione d'animo,
ascoltando urla insopportabili
nella consapevolezza non secondaria né trascurabile
che non eravamo noi ad urlare.
Abbiamo ammirato di notte lo splendore
delle tacite stelle, domandandoci poeticamente
se con tanta grazia palpitassero proprio per noi,
allontanandoci dalle pareti delle stanze dei suplizi
quando era impossibile tollerare ancora
la ridda di grida che veniva di là dei muri
rovinando quegli attimi di incanto e di quiete
tra gli stridii delle ruote dentate degli ingranaggi.
Potremo dire in futuro: "La nostra saggezza?
Fare semplicemente finta di niente.
La nostra sagacia?
Abituarci con sollecitudine a tutto.
La nostra furbizia?
Praticare con dedizione
una religione di impenetrabile indifferenza".
Così, ringraziando ogni giorno gli dèi
di farci dono della loro inesplicabile assenza,
socchiudendo gli occhi a fessura
davanti a qualsiasi orrore che occorra
nel nostro campo visivo,
mantenendo un tono di cortese amabilità
anche quando lo sguardo si posa
di sbieco su angoli dell'inferno qui in terra,
in una noncuranza senza cedimenti
alle torture di chi ci è vicino,
con la trasparenza di un'anima cristallina
e senza incrinature, a cuor leggero lasciamo
che siano esclusivamente ad altri riservare
le sofferenze più atroci, spietate, efferate.

Paolo Borsoni - dalla raccolta: Noi che volevamo apprestare il mondo alla gentilezza


giovedì 7 gennaio 2010

2 Gennaio: fine della marcia mondiale della pace



http://lamarciamondialeperlapace.org/


Brani letti all'interno del concerto

Gandhi
 "La non-violenza non significa docile sottomissione alla volontà del malvagio, ma significa l'impiego di tutta le forze dell'anima contro la volontà del tiranno.
 "La nonviolenza non è una giustificazione per il codardo, ma è la suprema virtù del coraggioso. La pratica della non-violenza richiede molto più coraggio della pratica delle armi.
 Le opinioni che mi sono formato e le conclusioni a cui sono giunto non sono definitive.
Potrei modificarle in qualsiasi momento; non ho niente di nuovo da insegnare al mondo. La verità e la non-violenza sono antiche come le colline. A volte ho sbagliato, ma ho imparato dai miei errori. La vita e i suoi problemi sono divenuti così per me il terreno su cui sperimentare nella pratica la verità e la non-vioenza".

 Una lunga esperienza mi ha convinto che non vi è altro Dio che la Verità.
I piccoli e fugaci barlumi di Verità che sono stato capace di cogliere possono difficilmente dare l'idea dello splendore della verità, un milione di volte più intenso di quello del sole che noi vediamo ogni giorno con i nostri occhi. In realtà quello che io ho colto è soltanto il più tenue raggio di quel possente fulgore. Ma in base a tutta la mia esperienza posso dire con certezza questo, che una visione perfetta della verità può derivare soltanto da una completa realizzazione del "Fahimsa", della "Nonviolenza".

 Martin Luther King

 E sapete, se mi trovassi al principio dei tempi, e avessi la possibilità di godere della visione gnerale e panoramica di tutta la storia umana fino a oggi, e l'Onnipotente mi dicesse: "Martin Luthe king, in quale epoca ti piacerebbe vivere?", io con la mente volerei in Egitto, e guarderei i figli di Dio compiere il loro meraviglioso tragitto dalle buie carceri dell'Egitto attraverso il Mar Rosso, nel deserto, e avanti verso la terra promessa. E nonostante la magnificenza della visione, non mi fermerei.

 Proseguirei verso la Grecia, e con la mente mi rivolgerei al monte Olimpo.
E vedrei Platone, Aristotele, Socrate, Euripide e Aristofane riuniti intorno al Partenone, e li guarderei passeggiare mentre dibattono gli eterni e grandi problemi della realtà. Ma non mi fermerei.
Andrei ancora avanti, fino all'epoca della massima fioritura dell'impero romano, e vedrei come si svolgono gli eventi, da un imperatore all'altro, da un condottiero all'altro. Ma non mi fermerei.

 Passerei all'epoca del Rinascimento, per avere un rapido quadro di ciò che quel periodo ha fatto per la vita culturale ed estetica dell'uomo. Ma non mi fermerei.
Vorrei anche percorrere i luoghi dove ha vissuto l'uomo di cui porto il nome, e osserverei Martin Lutero affiggere le sue novantacinque tesi sul portale del duomo di Wittemberg. Ma non mi fermerei.
Poi arriverei al 1863, vedrei un presidente titubante di nome Abram Lincoln arrivare finalmente alla conclusione di dover firmare il proclama  "L'emancipazione". Ma non mi fermerei.

Tornerei ai primi anni trenta, e vedrei un uomo lottare per risolvere i problemi provocati dallo stato di bancarotta della nazione, e uscirsene con un'eloquente esclamazione: "Non abbiamo da temere nient'altro che la nostra stessa paura":
Ma non mi fermerei. Cosa strana, mi rivolgerei all'Onnipotente e gli direi: "Se mi permetterai soltanto di vivere qualche anno nella seconda metà del ventesimo secolo, sarò contento".

 Ebbene è an'affermazione strana, questa, perchè il mondo è tutto sottosopra. Il paese è malato; la terra è in pena, c'è grande confusione. E' un'affermazione strana. Ma in qualche modo io so che le stelle si possono vedere soltanto se è abbastanza buio. E in questo periodo del xx secolo io vedo l'azione di Dio.

 Nel nostro mondo accade qualcosa; le masse si stanno sollevando; e oggi, dovunque si radunino, che sia a Johannesburg in Sudafrica, a Nairobi in Kenia, ad Accra nel Gana, a New York, ad Atlanta in Georgia, a Jackson nel Missisipi  o a Memphis nel Tennesee, il grido è sempre uguale: "Vogliamo essere Liberi".

 E c'è un'altra ragione per cui sono contento di vivere nel nostro tempo: siamo stati costretti ad arrivare a un punto in cui dovremo affrontare i problemi che gli uomini hanno cercato di risolvere lungo tutta la storia.

 La sopravvivenza esige che li affrontiamo. Da anni ormai gli uomini parlano di guerra e di pace; ma ormai non possono più limitarsi a parlarne. A questo mondo non è più questione di scegliere tra violenza e nonviolenza; si tratta di scegliere: o nonviolenza o non esistenza: Ecco a che punto siamo oggi.

Silo

 "C'è un tipo di sofferenza che non può retrocedere difronte al progresso della scienza né difronte al progresso della giustizia. Questo tipo di sofferenza, che è strettamente legata alla tua mente, retrocede difronte alla fede, difronte alla gioia di vivere, difronte all'amore.
Devi sapere che questo tipo di sofferenza è sempre basto sulla violenza che si trova nella tua coscienza.
........
 Considera che questa violenza deriva sempre dal desiderio. Quanto più violento è un uomo, tanto più gossolani sono i suoi desideri .... Considera come il desiderio ti può limitare. Ci sono desideri di differente qualità. Ci sono desideri grossolani e ci sono desideri elevati. Eleva il desiderio! Supera il desiderio! Purifica il desiderio!".
..............
 Vivere con senso l'Altro" ... è sentire la vita dell'altro in un meraviglioso arcobaleno multicolore, che tanto più si allontana quanto più ne voglio fermare, catturare, strappare l'espressione. Tu ti allontani e io mi sento confortato perché ho contribuito a spezzare le tue catene, a superare il tuo dolore e la tua sofferenza....
La tua libertà è il bersaglio dei miei atti. Allora neanche la morte femerà le azioni che hai messo in marcia, perché sei essenzialmente tempo e libertà".
............
" Fratello mio: segui regole semplici, come sono semplici queste pietre, questa neve e questo sole che ci benedice. Porta la pace in te e portala agli altri. Fratello mio, là nella storia c'è l'essere umano che mostra il volto della sofferenza: guarda quel volto peno di sofferenza ... ma ricorda he è necessario andare avanti, che è necessario imparare a ridere e che è necessario imparare ad amare.
A te, fratello mio, lancio questa speranza; questa speranza di gioia, questa speranza di amore affinché tu elevi il tuo cure ed elevi il tuo spirito, ed affinché non dimentici di elevare il tuo corpo".

Mario Rodriguez Cobos detto Silo - ispano argentino- fondatore dell'Umanesimo Universalista
brani da: La guarigione della sofferenza: Opere complete vol. I pag. 699-701
      A proposito dell'umano. Opere complete vol.I pag. 775


      La guarigione della sofferenza. Opere complete vol. I pag. 702-703
                          http://www.silo.net/


 e per concludere

Lungo un sentiero ripido e pietroso

Incontrai un bambino che trasportava a fatica
un marmocchio più piccolo
che gli era avvinghiato alla schiena.
Con un accenno scherzoso gli dissi:
"Ragazzo mio!
tu stai portando davvero un gran peso
sulle tue spalle".
Il bambino si fermò,
alzò gli occhi
e in un tono serio serio rispose:
"Non è un peso signore,
è mio fratello".
Non so perché,
ma quelle parole s'impressero
a fondo dentro al mio cuore.
E quando l'egoismo degli uomini
mi sembra imperdonabile
e ogni speranza sull'essere umano mi abbandona
la gentilezza e il candore di quel bambino
mi rammentano che non è un peso
quello cha stai portando come un gigante cieco
in questi tempi bui,
perché l'essere umano che hai vicino,
difficile da capire,
è il fratello la cui vita
è stata affidata proprio a te
perché tu te ne prendessi cura.

Paolo Borsoni - (rielaborazione del tema di un libro di footografie di Sebastiao Salgado).
dalla raccolta di poesie "NOI CHE VOLEVAMO APPRESTARE IL MONDO ALLA GENTILEZZA"



Sebastiao Salgado
Questa poesia non è stata inserita nelle letture per il concerto ma mi  pare che sia la fotografia che la rielaborazione poetica che ne ha tratto il poeta chiudano perfettamente, e per la sintesi e per il messaggio in entrambe contenuto, il discorso di fratellanza e solidarietà che sono principi fondanti e universali per un mondo di pace.
http://www.paoloborsoni.net/