27 gennaio GIORNO DELLA MEMORIA
Questo disegno che è stato inserito nella copertina dell'opuscolo riguardante i diari di prigionia, che sono stati scritti subito dopo la liberazione, di Gustavo Meltzeid, pittore e scultore, che ha subito la deportazione nel K. L. MATHAUSEN è stato eseguito da Meltzeid stesso. Alcuni disegni presenti in questo opuscolo sono stati eseguiti durante la prigionia rischiando la vita, altri sono stati completati subito dopo la liberazione utilizzando alcuni schizzi. Gustavo Meltzeid ungherese di nascita si è naturalizzato italiano e nel momento dell'occupazione nazista si è unito alla Resistenza motivo per cui dopo una spiata è stato arrestato interrogato e torturato nel famigerato Hotel Nazionale di Torino e spedito nel lager di Mathausen qualificato dalle autorità naziste - Generale SS Reinhard Heydrich - di 3° categoria, vale a dire del massimo rigore: combinazione del lavoro forzato con l'annientamento premeditato.
Questo prezioso documento tassello insieme a molti altri tasselli testimonia in modo inequivocabile quello che fu la sopraffazione disumana del regime nazista.
ecco alcuni stralci presi dal diario:
28 agosto 1944
(...)Andando sul posto per prendere la scala, passiamo vicino ad una colonna di ebrei, saranno 3 o 400. Sono in mutande e camicia, a piedi scalzi; mentre camminano parlottano tra di loro e quando ci arrivano vicino, ci domandano a cenni dove li portano. vediamo che vanno verso lo scalone che porta nelle cave di pietre, ma non possiamo spiegarlo, perché parlano solo polacco o russo, e sono anche nuovi del campo.
Sono completamente ignari di quello che li attende. Noi intuiamo la cosa, perché sappiamo già cosa vuol dire portare le pietre; ma questa volta ci siamo sbagliati!
Quando sono incamminati sulla scalinata e gli ultimi sono per raggiungerla, alcuni SS nascosti (nemmeno noi li abbiamo scorti, altrimenti non ci osavamo fermarci a guardare) liberano una ventina di cani lupo, che tenevano fino ad allora al guinzaglio. Li aizzano contro le file di ebrei. I cani si scagliano contro questi; l'attacco viene completamente inaspettato e si scaglia in un attimo.
Scena indescrivibile!
Urla di dolore, di spavento, lamenti e invocazioni frammiste al ringhiare dei cani e l'aizzare di voci fredde e metalliche delle SS! I cani strappano qui un orecchio, là un dito o un pezzo di polpaccio. Un cane si attacca alla natica di uno; il pezzo azzannato è troppo grosso, non è capace di strapparlo. L'uomo mezzo pazzo dal dolore e dallo spavento corre urlando e si trascina dietro il cane, ma non lo molla. L'uomo urla con voce che non ha più niente di umano e che ci fa accapponare la pelle: poi cade. Il cane che cerca di strappare la carne, ringhiando scuote rabbiosamente la testa. L'uomo si storce, sbatte quà e là con le braccia nella polvere e sulle pietre. Due sono i cani che gli sono addosso adesso; non è più capace di alzarsi; forse se riuscisse sarebbe salvo. Lo spettacolo è coperto da un altro che ha attaccato alla gola un grosso cane. Si vedono gente dappertutto che corrono alla pazza qua e là, cercando ..........
(...) Ho la gola arsa, non riesco a pronunciare parola, prendiamo con D. la nostra scala, senza dover spiegarci, e la trasciniamo via quasi di corsa.
Arrivati nella tenda l'amico tedesco ci chiede che cosa è successo con noi, già pensava che non venissimo. Gli raccontiamo quanto abbiamo visto, in poche parole, con le idee confuse e con parole quasi incomprensibili. Ci dice:
"Non agitatevi! Finché potete raccontare quello che avete visto fare con gli altri va ancora bene. Andrà meno bene quando saranno gli altri a raccontare quello che hanno fatto a voi. E capitava così se quelle SS vi scorgevano. Non amano testimoni! Fate bene attenzione di non dire ad alcuno quello che avete visto!
6 ottobre 1944
(...) Già diverse volte stavo pensando che non riesco a immaginare cosa pensano questi SS quando picchiano così. Incominciano a picchiare la mattina presto. Se avessero odio o astio contro di noi, o se trovassero piacere nel picchiare, hanno possibilità di sfogarsi tutto il giorno. Ma alla sera picchiano ancora colla medesima rabbia, colla quale hanno cominciato al mattino. Picchiare dal mattino alla sera, è anche un lavoro fisico, e dovrebbero stancarsi. Ma niente affatto; sembrano instancabili!
12 ottobre 1944
....................
(...) A sera andando nel "crema" faccio lo schizzo del forno e della camera di sezionamento. Vorrei fare ancora qualche altro schizzo ma W. dice che hanno troppo lavoro e che lo faremo un'altra volta.
I disegni li lascio a lui; lui si incarica di nasconderli. Quando glieli consegno ci guardiamo; tutti e due pensiamo la medesima cosa: chi sarà un giorno a vedere questi? (...)
Olivier Messiaen - Quatour pour la fin du temps - (5) Louange à l'Eternité de Jésus
8 maggio 1945 - Stamane verso le dieci irrompono due carri armati americani nel campo e nel medesimo istante issano sull'antenna del campo la bandiera bianca.
Siamo liberi!
Olivier Messiaen - Quatour pour la fin du temps - (5) Louange à l'Eternité de Jésus
Questo quartetto per pianoforte, viola, violoncello e clarinetto fu composto da Olivier Messaien nel 1940 in un campo di prigionia in Slesia e pensato per i quattro strumentisti presenti nel campo.
Quando sogno gli specchi di Auschwitz
il freddo non riesco a ricordarlo
nel vetro niente rimane dei passi
di chi cammina là a piedi nudi
sulla neve. Del sonno posso però
essere amico, perché la sua
è una storia di cui ci si può fidare
anche se questa volta è sbucato
al centro di un'estate assediata
da temporali e cicale stonate.
Con l'inverno per cappotto
entrano nel sogno a due a due
camminando piano senza voltarsi
e dicono inutilmente bisogna
recuperare un po' di tempo, almeno
un giorno o cinquant'anni, perché
anche il prossimo sarà un anno bisestile
fecondo di sventure.
Ma non c'è confusione, soltanto
una luce interminabile.
Mai più, nemmeno al sole, mai
più sarà permesso dire
che la luna splende come neve
innocente.
Le voci sugli specchi non si fermano
passano e neppure le ombre
toccano la terra.
Così
non vedo non sento
loro che pure mi guardano
mi ascoltano.
E dopo questo sonno
sarà impossibile pensare al silenzio
senza far rumore.
Massimo Scrignoli - dalla raccolta: Vista sull'Angelo - Book Editore
Noi, insensibile generazione priva di turbamenti,
abbiamo abitato accanto a una camera delle torture
con tranquilla disposizione d'animo,
ascoltando urla insopportabili
nella consapevolezza non secondaria né trascurabile
che non eravamo noi ad urlare.
Abbiamo ammirato di notte lo splendore
delle tacite stelle, domandandoci poeticamente
se con tanta grazia palpitassero proprio per noi,
allontanandoci dalle pareti delle stanze dei suplizi
quando era impossibile tollerare ancora
la ridda di grida che veniva di là dei muri
rovinando quegli attimi di incanto e di quiete
tra gli stridii delle ruote dentate degli ingranaggi.
Potremo dire in futuro: "La nostra saggezza?
Fare semplicemente finta di niente.
La nostra sagacia?
Abituarci con sollecitudine a tutto.
La nostra furbizia?
Praticare con dedizione
una religione di impenetrabile indifferenza".
Così, ringraziando ogni giorno gli dèi
di farci dono della loro inesplicabile assenza,
socchiudendo gli occhi a fessura
davanti a qualsiasi orrore che occorra
nel nostro campo visivo,
mantenendo un tono di cortese amabilità
anche quando lo sguardo si posa
di sbieco su angoli dell'inferno qui in terra,
in una noncuranza senza cedimenti
alle torture di chi ci è vicino,
con la trasparenza di un'anima cristallina
e senza incrinature, a cuor leggero lasciamo
che siano esclusivamente ad altri riservare
le sofferenze più atroci, spietate, efferate.
Paolo Borsoni - dalla raccolta: Noi che volevamo apprestare il mondo alla gentilezza
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