venerdì 25 dicembre 2009

IL mondo di Giorgio



25 dicembre

Accarezzo con timide dita la tela dipinta
rimasta incompiuta
nel  giorno tuo natale

Nulla muta sulla fetida soglia del gelido inverno

Ho indossato il vestito più casto più bello
in quel giorno di trasudato pianto
c.s.


Il nostro mondo appare così squassato, tormentato ed ottenebrato che non può non venire, al poeta, la tentazione di riportarlo pazientemente, almeno con l'immaginazione, ad una luminosa, rasserenante e composta geometria.

GIORGIO

Lettura spirituale - Giorgio Meroni - olio su tela 60 x50


Sole tra le nubi - acrilico


Verezzi -Via alla chiesa - acrilico

Hanno detto di lui
"Una via di mezzo tra cubismo e spazialismo, senza trascendere e nell'uno e nell'altro, così da consentire la nascita di una spiccata personalità. Indubbiamente l'artista possiede una carica emotiva di alta concentrazione che permette certi arditi accostamenti cromatici per creare profondità nuove e dare corpo a cento punti focali, tutti essenziali alla coralità del quadro, tanto da formare una bilanciata armonia compositiva".                                                                                                                                          
                                                                                                                                                                                Vittorio Bottino
  "Sono dipinti che partono dal dato reale e poi lo trasfigurano con una caledoscopica serie di ombre luminose che giocano tra pieni e vuoti, componendo un reticolo astratto e autonomo. La gran luce scolorisce e amalgama il vecchio e il nuovo, il brutto e il bello ....L'occhio del pittore ha scoperto il segreto di questa bella Liguria: sparito il verde, umiliato il paesaggio è rimasto tuttavia un gran sole ... "Che sembra in grado di medicare le piaghe. E' una bella illusione, soprattutto per chi viene da fuori; ed è giusto che Meroni l'abbia fissata sulla tela dandole, di suo, un notevole rigore stilistico".                                                               Sergio Paglieri  
 Se l'affinità della tecnica può richiamare il Cubismo e specialmente il Futurismo, i fini sono dissimili: i cubisti ed i futuristi tendevano a rappresentare il movimento, e dicevano addirittura la "quarta dimensione"; Meroni rappresenta vedute statiche, quasi metfisiche, in intreccio di colori, senza tralasciare le leggi della prospettiva, in attento gioco di luci.
La luce sulle tessere multicrome è filo conduttore che svela il quadro e dà ai colori accensioni e pause in calibrata alternanza.
Le qualità del sognatore e del realista hanno cittadinanza contemporanea nell'opera di Giorgio Meroni.
Il tono della fantasia è quello di chi vive in un mondo ideale, al quale luoghi, cose e persone affluiscono dalla realtà, ma si traducono in colori e in contorni più mutevoli di quelli che ubbidiscono alle leggi della terra.                                                                                                                                                                                         Adalberto Rossi                                                          
                                                                                                                                                                                                                                       



Giorgio Meroni nato a Erba il 25 dicembre 1929 laureato in filosofia all'Università di Milano ha scritto della sua arte:


E' senza dubbio, difficile parlare della propria pittura. Se lo si fa, stimolati dalle richieste di esegesi degli osservatori, si può, se si è abili, dare, nel suo genere - letterario - un prodotto anche interessante, ma si rischia di offrie qualcosa che sta a sé, una seconda opera, che, forse, vanifica la prima. D'altra parte, se il pittore sente, anche non richiesto, di presentarsi al pubblico, è perché pensa di ricavare stimolo alla autochiarificazione e al perfezionamento del proprio lavoro.Per esempio credo di poter dire, innanzi tutto, che, dietro la mia pittura, non ci sia - e forse non ci debba essere - una poetica intesa come filosofia, né tanto meno come ideologia. Non ho mai - o quasi . avvertito il bisogno di tradurre, in linguaggio pittorico, un sistema di contenuti culturali o un certo repertorio di idee. Nemmeno di  esprimere delle inquietudini, dei patemi, o più semplicemente, degli stati d'animo e delle impressioni che possano diventare raccontabili o, comunque, parlabili, e far sì che il mio lavoro "dica qualche cosa".Mi basta esprimere una "visione", la pittura non essendo, per me, se non  prima di tutto un linguaggio che non avrebbe - e non ha - altri mezzi, per sussistere e far presa, che se stessa.
Tecniicismo e virtuosismo dell'immagine, dunque?
Potrebbero indurre a questa conclusione l'intrico della composizione, le varie sovrapposizioni e compenetrazioni di piani, i frequenti prolungamenti di linee da e per moltiplicarsi di sempre più numerosi punti focali, il costante contrappunto luce - spazio, non ché una cera tendenza ripetiitiva di segni e intarsi cromatici, entro giuochi prospettici. Elementi, tutti, affatto nuovi, del resto.
Benché, su questa via, abbia ancora, molto da camminare e da faticare come un buon artigiano, mi sembra, di poter dire che l'apparato tecnico non sia, nella mia pittura un mezzo.
Ma tolto questo, che può restare?
Una visione lirica della realtà:
della realtà che osservo e mi incuriosisce e che, quasi sempre, mi incanta, nonostante sia, a volte, troppo familiare, ricorrente, mutevole, anche frusta e brutta, se si  vuole, ma che mi stimola ad andare oltre, pur non negandola: una sorta di viaggio dalla oggettività banale e, forse, apparente, verso una oggettività poetica e, perciò, più consistente, i cui elementi siano, soprattutto, lo spazio e la luce, intesi come dimensioni essenziali di una visione pittorica.

                            


olio su tela


ferrovia al crepuscolo


Ranzi - salita e discesa - olio su cartone telato


POESIE DI GIORGIO

Come sei lontana

Quante stelle
nell'acqua
dalla luna

Quanti grilli
nell'aria
dal giardino

Come sei tu lontana
or che corre leggera
la dolce tramontana

sul mare

Invano la mia mano
vorrebbe questa sera
a te piano ma piano

volare

7/9/81

Dammi la mano

Vieni
dammi solo la mano
se puoi
Andiamo
- vite parallele -
(si toccherà l'infinito?)
ove fresco levantino
sfila bianche le vele
pel buon cammino
della via
Vieni
dammi solo le dita
se voui
saranno - esse - leggere
che potranno sapere
di noi.

8/9/81

Je fèrme mes yeux
J'ouvre moi - meme
Mon rève merveilleux
c'est toitoique j'aime



Il mondo di Giorgio

"Serena geometria
o geometrica serenità!"

Questo affermavi
e gloria di presenze dipingevi,
ritagli di paesi illuminati,
immagini ordinate e ripulite.

Spazi e forme penetrando e oltrepassando
senza fermarti in catacombe buie
tu rifacevi con pazienza d'ape
quel mondo diventato a te sgradito.

Al furore di ringhiosi precettori
opponevi un coraggio risplendente:
il tuo chiarore m'ha insegnato tanto,
anarchico Giorgio, Giorgio incantatore!

Ambrogio Meroni


pescatori all'alba - olio su tela


zuppa di pesce


composizione per 5 conchiglie con alghe - acrilico su carta

composizione per 6 conchiglie


composizione per 2 conchiglie


                       composizione per 3 conchiglie e alghe

piccolo album fotografico
                                            

                                                                  

nell'ora celeste
volsi l'occhio alle stelle

frazione di tempo
così vicino
così lontano

alle prime luci
la carta è bianca immacolata

due segni fanno dell'incredibile l'inevitabile
il bianco dell'alba
il graffio sul muro

                                  10 luglio 1984
                                             c.s.


paesaggio

sabato 5 dicembre 2009

Imparare a volare con Gioanola