domenica 31 gennaio 2010

San Gillio - 29 gennaio - serata di letture "Per non dimenticare"

La serata è stata promossa e organizzata dalla prof. Maria Grazia La Monica, Vice Presidente della Sez. Intercomunale dell'ANPI di Alpignano con la collaborazione del Laboratorio Teatrale dell'UNITRE di San Gillio, ed ha avuto luogo nella sede parrocchiale, messa a disposizione dal parroco Don Beppe Bagna.
Alla serata sono intervenuti il Partigiano Combattente  Guido Carbi, il Consigliere Regionale Nino Boeti e Guglielmo Meltzeid, figlio di Gustavo Meltzeid, internato a Mathausen e autore del diario in parte già  pubblicato e in parte riversato su computer dalla prof. M.G. La Monica, in attesa di pubblicazione.






dei testi letti alcuni sono tratti da libri altri sono stati scritti dai lettori stessi.
Nicoletta Molinero che come un fil rouge  ha legato i vari brani ha letto con passione da: "La notte" di Elie Wiesel

“Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai. […]
Elie Wiesel, La notte, Edizione Giuntina, Firenze 2001, pp. 39-40


Memorie personali

Sto leggendo il libro di Gianni Oliva "L'ombra nera" che parla delle stragi fasciste che noi, di una certa età, ricordiamo molto bene e sappiamo che molte famiglie hanno vissuto quelle tragedie.
Nel capitolo Cronolgia che tratta il periodo che corre dal settembre 1943 a maggio 1945 ho trovato le uccisioni e le rappesaglie avvenute nel mio paese "Barletta".
Ci sono i nomi di 12 civili, 13 vigili urbani e due addetti alla nettezza urbana che sono stati massacrati e io mi ricordo dove: è stato vicino al muro della Posta Centrale.
Tanti altri sono stati portati via e non sono più tornati, compreso mio fratello.
Io ricordo tutto, anche se allora ero solo una ragazzina.
Angela Lanotte

Un fascista piccolo piccolo

Ottobre 1938, Militello Val Catania - via Vincenzo Natale.

   In questa via, tutti i giorni, le bancarelle di frutta e verdura venivano esposte davanti alle porte delle abitazioni dei vari fruttivendoli per la vendia dei loro prodotti.
   In questa strada un ragazzino di sette anni (Salvatore, mio zio paterno), giocava facendo rotolare un cerchio zigzagando tra i passanti: tra questi un maestro elementare che, cercando di evitare il cerchio, perse l'equilibrio e cadde a terra.
   Il maestro, visibilmente innervosito, si rialzò e chiamò a sé il ragazzino, il quale, rammaricato di quanto successo, gli si avvicinò chiedendogli scusa: "Mi perdunasse, signor maestro!" per tutta risposta il maestro gli diede un ceffone.
   Tutto questo avvenne davanti alla bancarella della nonna di Salvatore (la mia bisnonna), una donna anziana di circa sett'antanni che si faceva aiutare dalla nipote diciottenne a sevire i clienti. La ragazza nel vedere la reazione esagerata nei confronti del cuginetto, girò attorno al maestro rinfacciandogli il fatto che Salvatore gli aveva chiesto scusa.
   Questa reazione scatenò l'applauso di tutti i presenti perché il maestro faceva parte della segreteria del Partito Fascista e usava la sua posizione per far elevare dai vigili contravvenzioni ai rivenditori, anche per le situazioni più insignificanti come la caduta di un cartellino del prezzo.
   Il maestro si allontanò dirigendosi alla sede del partito dove convocò il comandante dei vigili, il vicepodestà e il medico pediatra del paese.
   Nella riunione che seguì, venne emessa, con effetto immediato, un'ordinanza di sospensione della licenza di vendita della mia bisnonna per tre mesi; a nulla servirono i pianti di disperazione e i chiarimenti sull'accaduto da parte della donna.
   Il vicepodestà, in una pausa della riunione, confidò al medico pediatra la sua preoccupazione per il proprio figlio di appena un mese, che non cresceva come avrebbe dovuto.
   Il medico, alla fine della riunione, si recò alla casa del vicepodestà e constatò che effettivamente il piccolo era sottopeso e che il problema era dovuto alla scarsità di latte della mamma e anche il latte di capra non era un integratore sufficiente.
   Il medico pensò un momento e, rivolto ai genitori del bambino disse: "sentite, andando a comprare la verdura da Salvatrice a maenza (mia nonna) l'ho vista allattare suo figlio, provate a chiederle se è disposta ad allattare anche il vostro bambino. In poche settimane si metterà sicuramente a posto".
   In quello stesso giorno un vigile si pesentò al negozio di mia nonna dicendole che doveva seguirlo fino alla sede dei vigili. Durante il tragitto, mia nonna cominciò a pensare al motivo di quella convocazione e le venne in mente che poteva essere perché il ragazzino col cerchio era suo figlio e quindi ci sarebbe stata una sospensione anche per lei, oppure perché non aveva ancora pagato una multa per la caduta accidentale di un cartellino del prezzo.
   Arrivati alla sede dei vigili, mia nonna venne accompagnata nell'ufficio del comandante dove trovò anche il vicepodestà e il medico, il quale cominciò a farle i complimenti per come cresceva bene il suo bambino ma subito fu interrotto dal vicepodestà che disse: "deve allattare anche mio figlio!"  (all'epoca non si chiedeva ma si comandava) poi, continuando, promise che, per la sua magnanimità, attraverso il Partito avrebbe fatto annullare la multa e l'ordinanza di sospensione nei confronti di sua madre.
   Mia nonna non ebbe altra scelta che accettare quindi, per alcune settimane, si recò tre volte al giorno ad allattare quel bambino che divenne così fratello di latte di mio padre.
       Silvia Scirè

Mentre Silvana Porzio ha letto dal libro: "Borgo San Paolo" (di Torino) curato da Federico Calosso con la prefazione di Diego Novelli l'episodio in cui venne ucciso il giovane partigiano Dante Di Nanni in uno scontro a fuoco dalla finestra di casa sua con i repubblichini. L'emozione di Silvana Porzio è stata forte in quanto lei abitava proprio di fronte alla casa di Dante di nanni. 

Per non dimenticare

Ricordare per non dimenticare!
Si, (parole sante). Ricordare per non tornare  al passato.
Alle sofferenze di un popolo che ha segnato profondamente la storia di vecende dolorose. Disumane.
Ricordare, perché purtroppo, il razzismo esiste ancora!
Per il colore della pelle, razza, religione, interessi materiali.
Perché tutto ciò non dovrebbe più succedere.
Ci vorrebbe un notevole spunto di riflessione per una ricerca di giustizia, di fiducia nei valori alla base della onvivenza umana, avere più rispetto dell'uomo verso l'uomo.
Se tutti capissero, se nel cuore di ognuno entrasse più saggezza, più amore:
solo così non si avrebbe più paura.
                                                                                           Maria Di Rosa Ghio


Daniela Spagnol ha letto dal libro di memorie   pubblicato dall'UNITRE di Borgio Verezzi un episodio accaduto a Pietra Ligure, località vicina, che racconta  come una ragazza in una retata in casa sua sia riuscita a salvare  gli uomini, tra cui il suo fidanzato, che nascondeva in cantina, ricordandosi, (miracolosamnete) di aver visitato un paesino in Germania che guarda caso era il paese dove era nato e cresciuto  l'ufficiale tedesco che comandava la pattuglia di rastrellamento. 
                                                                                  
Posto di blocco
di Luigi Tribaudino
lettura Silvana Copperi
   Le due donne, stanche morte dopo una giornata di lavoro, uscirono dalla fabbrica e si diressero verso il capolinea del tram. 
   Ansimante, per una pesantissima borsa che l'affaticava, Franca disse all'amica: "Almeno oggi non sono venuti a bombardarci ... un po' di tregua non ci fa male!"
   "Certo" rispose Rina "ma che hai in quella borsa ... piombo?"
   "Proprio piombo no, ma pesa egualmente, ho comprato delle patate a borsa nera".
   Intanto cigolando il tram arrivò scampanellando e le due amiche salirono prendendo posto sulla panca. Vicino a loro si sedette uno della Brigata Nera.
   - Un bel giovane - pensò Rina - peccato che sia un repubblicgino! -
   Franca gli fece subito gli occhi dolci e il giovanotto, ringalluzzito, cominciò a farle il filo.
   - Ma vedi questa però! - si disse Rina - in fabbrica fa il lavoro clandestino poi come esce e vede un bel giovanotto ci sta subito. Va bene che è vedova, ma buttarsi così.... e con un fascista poi, mi pare un po' troppo! Domani gliene stacco quattro ... mi sente! -
   I due però, imperterriti, continuarono a parlottare e a scambiarsi sorrisi.
   Ad un certo punto anche il repubblichino guardando la borsa stracolma le chiese: "Ma che ci tine dentro? Dev'essere pesantissima!" Sapesse" rispose Franca ridendo "è piena di bombe. Vuole vederle?" e scostata la maglia che ricopriva l'apertura, comparvero delle patate.
   Il giovane esclamò "Ah facciamo la borsa nera!"
   "Spero che non voglia denunciarmi per così poco? E' solo per togliermi la fame!" "Stia tranquilla, io le belle donne non le denuncio, al massimo chiedo poi qualcosa in cambio!"
   "Come corre lei! Certe cose per riuscire bene non possono essere così veloci!" "A proposito dov'è di servizio?"
   "Proprio qui, vado ora per dare il cambio ad un altro camerata":
   In quel mentre il tram si fermò.
   "Tutti a terra" disse il tanviere "siamo al posto di blocco, vi riprendo dopo il controllo!"
   Tutti scesero. Rina sempre più indignata guardò di traverso la sua amica che intanto stava dicendo al giovane in camicia nera "La portiamo in due? Così mi stanco meno!"
   "Ma che dice? Gliela porto io" poi, fcendole gli occhi di triglia, "nei prossimi giorni potremo fare due passi dopo il mio turno di guardia".
   Franca, con una strizzatina d'occhio, gli sfiorò la guancia con un fugace bacio "Eccole l'acconto".
   Il repubblichino rimessa la borsa sul tram, scese per entrare nel posto di blocco salutando Franca con un "A presto".
   Ripreso posto sulla panca, sottovoce con la bocca incollata all'orecchio dell'amica, Rina disse: "Non ti facevo così! Domani ti dico il resto.... dovresti vergognarti!"
   Senza scmporsi e scostando la maglia che copriva la borsa, Franca rispose: "Vuoi vedere che belle patate ho comprato oggi?" e tolto il primo strato di tuberi ecco spuntare un grappolo di bombe a mano.
   Rina cominciò a tremare, la voce le mancò e sbiancò in volto.
   Quella notte, una delle poche senza sirene d'allarme, non riuscì a dormire.
    (Rina era la suocera di Tribaudino).


Francesca Alaimo ha letto un salmo dalla Bibbia.                              .
                                          
 *"Meditate che questo è stato"

Avevo dieci anni nel "trentotto"
e Fuller, il dentista di famiglia
che i denti curava col sorriso,
improvvvisamente chiuse lo studio.
A scuola ci educarono alle "Leggi"
e il fumo dei camini c'illustrò
la nostra superiorità di razza.
Poi Primo Levi un giorno ci ammonì
ma noi ancora lo lasciamo solo
mandando al rogo la nostra ragione.

              * da "Shemà" di Primo Levi

   Millenovecentoquarantaquattro

 Il tram bloccato e poi tutti a terra
e di fronte al "Corso" in corso Vittorio
la DECIMA MAS, le armi alla mano
circonda e strattona la "crica 'd Bruno".
Prima i documenti e quindi la rabbia:
l'unico di leva è TBC.
OTTAVO ANNO DEL TERZO MILLENNIO
storie di tram e di retate a caccia
d'una DEMOCRAZIA clandestina.
Luigi Tribaudino


IN MEMORIA DI VITO BONADIES
Carabiniere in congedo
Partigiano combattente

Caro Vito,

E' un momento molto triste per noi tutti che siamo qui oggi per darti l'ultimo saluto, ma penso che tu sappia che in realtà continui ad essere con noi, a darci coraggio e a spronarci come hai fatto per tanti anni.

Da te abbiamo imparato il senso dell'onore, del rispetto delle istituzioni e di ogni singola persona, la forza insita nella legalità di ogni atto, la passione per gli ideali che abbiamo condiviso, l'importanza di insegnare ai giovani a "ricordare, imparare, non odiare".

Hai lasciato un segno fortissimo in questa comunità e in quelle vicine e mai dimenticheremo tutto l'impegno che hai profuso per difendere e propugnare gli ideali della Resistenza e i principi della Costituzione nata dalla Resistenza.

Molteplici sono state le iniziative che hai promosso e voluto per i ragazzi delle scuole di Alpignano, elencarle tutte sarebbe davvero troppo lungo: quello che mi è rimasto dentro è una ricchezza senza fine, la fiducia nel futuro e la gioia di aver sempre lavorato al tuo fianco.

Ed ogni volta che progettavamo insieme qualche iniziativa, che coinvolgeva le scuole e le istituzioni dicevi:
"bisogna bussare piano alle porte ..."

Penso che ora non dovrai bussare, perché per te le porte saranno spalancate.

Ciao, Vito
Maria Grazia  (La Monica)

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